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Perché piantare un nuovo Acero?

Il Santuario è associato in modo indelebile ad una maestosa pianta di Acero di Monte: tale legame tra natura e fede religiosa ci sembra particolarmente significativo.
Come sappiamo all’origine della devozione del Santuario è la vicenda dell’apparizione della Madonna e il verificarsi di un miracolo, fatti avvenuti in tempi imprecisati ma lontani. Due pastorelli vennero colti da una nevicata in piena estate e la grande pianta di acero li riparò salvandoli. Inizia allora il culto per questo luogo e per questo monumentale albero: l’apparizione della Madonna era stata infatti accompagnata anche dalla guarigione miracolosa di uno dei pastori, che era sordomuto.
È così che quell’acero venne dedicato alla Vergine, ricavando nel suo tronco una nicchia che ospitò la prima immagine sacra di cui si narra. Il culto per questo luogo miracoloso si sviluppò nella montagna circostante e i miracoli e le grazie si ripeterono più volte. Il legame tra albero e la venerazione fu tale che la pianta venne inclusa nel primo vero edificio di culto. Ancora oggi l’acero dei pastorelli si trova presso l’altare maggiore.
Il monumentale acero nella zona esterna è dunque una pianta più giovane, pur essendo certamente vetusta. Osservando questo imponente albero che accompagna tutta l’iconografia del Santuario che conosciamo, appare evidente il suo cattivo stato di salute. Da questa consapevolezza, la volontà di preparare un nuovo Acero per il Santuario.


Non possiamo non evidenziare che il nostro è un gesto simbolico che guarda al futuro.
Questo giovane Acero darà i suoi frutti nel tempo e per i prossimi decenni o secoli. Ci riferiamo ai suoi colori autunnali, alla sua ombra, alla sua silenziosa presenza dall’alto, all’ossigeno che produrrà, al contributo che assieme agli alberi circostanti darà alla biodiversità.
Questo è un albero che L’Ente di Gestione dei Parchi e della Biodiversità Emilia Orientale dedica alla Comunità di Lizzano in Belvedere al Corno alle Scale ai fedeli e turisti del Santuario e soprattutto alle generazioni future.
La storia del Santuario è la storia di una montagna vissuta in equilibrio: l’uomo trovava attorno a sé il necessario per una vita semplice (ce lo dicono i giovani pastori del miracolo, i boschi, le acque, della storia accennata) ma dignitosa. Quegli stessi uomini sapevano perfettamente di dipendere più o meno direttamente dalla natura e curavano anche per questo il rapporto con il sovrannaturale. Oggi in queste stesse montagne ci tornano da lontano uomini in cerca della pace fisica ed interiore, una pace che spesso la modernità, il virtuale, il mondo globalizzato non possono dare.
Dunque l’antico Santuario, il suo Acero, il Dardagna, le aquile che volano su questi monti, l’intero ambiente naturale con i suoi invisibili equilibri, nel loro insieme svolgono questo ruolo di primo piano a cui non possiamo rinunciare.

Chi ha deciso la nuova posizione?

La proposta di mettere a dimora un giovane acero e la posizione dell’impianto è dell’Ente Parco ed è stata condivisa con il Rettore Don Isidoro Sassi ed il Sindaco di Lizzano Belvedere e Presidente della Comunità del Parco Sergio Polmonari lo scorso 5 agosto 2019, nell’ambito della ricorrenza annuale “Festa della Madonna dell’Acero”, con l’obiettivo di attuare l’intervento entro l’anno.

Chi ha realizzato i lavori e da dove viene il nuovo albero?

La fornitura e la posa dell’albero è stata realizzata dalla storica azienda Società Agricola Vivaistica Vannacci, di Calderara di Reno; la pianta proviene direttamente dai vivai dell’azienda.
Non è stato affatto semplice avere una pianta ben sviluppata di Acero di monte: considerate che questa specie non trova largo impiego nei giardini e nei parchi, dove si utilizzano specie di Acero completamente diverse, varietà che sarebbero risultate inappropriate a questo luogo.
Abbiamo fortemente voluto un Acero adatto ai luoghi, sia per ragioni ecologiche che di “fedeltà” alla storia del miracolo.

E il vecchio acero che fine farà?

Noi speriamo che il verde patriarca continui per molti anni ad accogliere fedeli e turisti del Santuario.
Nel frattempo lo controlleremo per cercare di evitare rischi per chi fruisce l’area. Sarà opportuno, infatti, alleggerirlo ed eliminare i rami secchi o compromessi, cercando di anticipare possibili crolli che sono più frequenti nelle piante vetuste.

Sandro Ceccoli
Presidente Ente di Gestione dei Parchi e della Biodiversità Emilia Orientale

Quest’immagine rappresenta solo un’idea, non raffigura la reale posizione del nuovo acero